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giovedì 22 giugno 2023

BYOD anche nella formazione

BYOD (Bring Your Own Devicedall'azienda alla scuola e alla formazione... 

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Molti avranno sentito parlare di BYOD, termine più noto in ambito aziendale, ma di recente apparso anche in documenti scolastici, ordinanze e circolari, cosa vuol dire?

L’acronimo BYOD tradotto letteralmente “porta il tuo dispositivo”, descrive quelle politiche aziendali che in tutto il mondo consentono di utilizzare i propri dispositivi personali in ambiente di lavoro. Il ricorso a politiche attive per il BYOD[1] in ambito educativo è previsto dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD), documento di indirizzo del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca “per il lancio di una strategia complessiva di innovazione della scuola italiana e per un nuovo posizionamento del suo sistema educativo nell’era digitale[2]”.

In questi ultimi anni, osservando alcune dinamiche di gestione attuate dai centri di formazione, dalle scuole, ma anche da studenti e famiglie, siamo giunti alla conclusione che il BYOD  potrebbe rappresentare una soluzione decisiva per il potenziamento del digitale. Pertanto, abbiamo voluto dedicare uno spazio più ampio all’argomento, il quale  è connesso strettamente a uno dei punti cruciali che approfondiremo trattando della didattica e formazione online nelle sue prospettive future: il problema del  digital divide, la necessità di fornire a tutti indistintamente gli strumenti per avere pari opportunità e possibilità di accesso alla formazione e, in campo scolastico, di ridurre abbandono e dispersione.

L’obiettivo del BYOD è promuovere una didattica digitale basata sull’integrazione dei dispositivi (device) di docenti e discenti (smartphone, tablet e PC portatili) con le dotazioni tecnologiche degli spazi dedicati alla formazione, scuole e università incluse.

Restando nell'ambito scolastico, più problematico in tal senso, si può sottolinare come, non a caso, la Direttiva del Ministro del 15 marzo 2007 (Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di “telefoni cellulari” e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica), che vietava l’utilizzo dei dispositivi personali; sia stata superata dal Piano Nazionale Scuola Digitale, che anticipa apposite linee guida che il MIUR, in collaborazione con l’AGID e il Garante per la Privacy, proprio per promuovere il Bring Your Own Device.
Ai ragazzi è consentito di accedere al web in sotto la guida e il controllo dell’insegnante, al contempo, alla scuola è affidato il compito di educare alla sicurezza online e all’uso delle tecnologie digitali. Un obiettivo non da poco, che dovrebbe oggi essere prioritario nella jungla di informazioni, spesso inesatte, che circolano in rete, ma anche relativamente alle problematiche di sicurezza e privacy con cui gli utenti, ogni giorno, si trovano a confrontarsi soprattutto nell’era dei social media. Il BYOD nelle scuole potrebbe rivelarsi una soluzione decisiva per sopperire alla mancanza di strumenti informatici, ma anche per educare alla digitalizzazione dell’istruzione che, in seguito, nei successivi percorsi formativi in ambito universitario o aziendale, potrebbe rappresentare una risorsa preziosa.

E gli svantaggi?

Il BYOD, ovviamente, non presenta solo vantaggi, ma anche alcuni inconvenienti sia a livello di gestione sia a livello di sicurezza dei dati. Per questo motivo, la sua introduzione dovrebbe sempre essere accompagnata dalla creazione una BYOD policy o linee guida BYOD. La politica per l’adozione del sistema BYOD dovrebbe:

  • Definire quali sono i dispositivi che è possibile utilizzare e in quali modalità vanno utilizzati.
  • Elencare e descrivere i rischi legati alla privacy e ai dati personali, illustrando quali attività e precauzioni porre in essere per prevenirli.
  • Definire i sistemi e le procedure di sicurezza da attuare.
  • Stabilire quali siano le  responsabilità giuridiche relative all’utilizzo dei dispositivi.
  • Determinare la gestione, anche in termini economici, dei dispositivi utilizzati.

La questione della protezione dei dati è un tema particolarmente caldo oggigiorno, ecco perché l’Unione Europea si sforza costantemente di informare e formare i cittadini: anche il Garante Europeo della protezione dei dati (EDPS) ha, pertanto, pubblicato alcune linee guida per il BYOD[3].

Menzionando alcuni tra  gli  svantaggi legati all’uso dei propri device in un contesto formativo o lavorativo, poniamo in rilievo che diversi aspetti giuridici non sono ancora chiari attualmente e, in campo normativo, ancora sono presenti delle lacune; i rischi informatici, la sicurezza e la violazione della privacy, purtroppo, sono ancora punti cruciali irrisolti, o risolti parzialmente. Nondimeno, va sottolineato un pregio importante del BYOD, vale a dire l’aspetto inclusivo,  il discente può utilizzare gli stessi mezzi e strumenti che poi utilizza a casa, rendendo più semplice il percorso di apprendimento, nonché la continuità e la costanza nella connessione docenti e discenti.

Un vantaggio di non poco conto, per il quale vale la pena lavorare al fine di risolvere tutte le criticità del caso. Pensiamo al caso specifico delle scuole, una  delle maggiori problematiche osservate durante l’emergenza Covid è stata  quella del digital divide: non tutti potevano disporre di un pc dedicato, nelle famiglie con  più figli o spazi abitativi ridotti, si è rivelato molto difficoltoso partecipare alle lezioni online, senza contare che i cellulari (ma anche i tablet) non sono gli strumenti ideali per la formazione online. È nostra convinzione, sulla base dell’esperienza ventennale sul campo, ma anche di quanto osservato durante l’emergenza, che l’adozione di politiche BYOD unitamente ad interventi e  provvedimenti a supporto economico delle famiglie per l’acquisto di strumenti idonei e di adeguate connessioni, potrebbe rivelarsi decisiva per il successo di una didattica online pensata in direzione integrativa e complementare a quella tradizionale, con finalità realmente inclusive e come prevenzione o riduzione dei fenomeni di dispersione scolastica.
Questo vale poi, naturalmente, anche per i percorsi formativi post scolastici, o per utenti adulti, madri, disabili e chiunque abbia difficoltà a seguire percorsi presenziali, offrendo loro  una possibilità e opportunità rilevante di riqualificazione professionale, ove necessario, potendo facilitare un percorso blended.

Se è vero che molte strutture, scolastiche, formative, aziendali,  non sono in grado di supportare il BYOD tanto per le connessioni, quanto anche per il controllo sui dispositivi che possono non essere protetti da antivirus, o più facilmente esposti ai pericoli della rete, è altrettanto vero che si tratta di  problematiche risolvibili con un piano di intervento studiato attentamente e con linee guida precise, chiare, univoche e centralizzate, di questo abbiamo ampiamente trattato ed esposto  le nostre posizioni con concretezza e precisione nel nostro lavoro "LA DIDATTICA ONLINE NELLA SCUOLA DEL FUTURO. TRA INNOVAZIONE, FORMAZIONE, INCLUSIONE" (R. Biganzoli - R. Castrignanò - prefazione di Mario Castoldi) - Armando Editore, a cui rimandiamo.

(R. Biganzoli)

 

[1] https://www.orizzontescuola.it/scuola-si-apre-al-byod-tutti-scuola-smartphone-e-tablet/

[2] Piano Nazionale Scuola Digitale, Istruzione, https://www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10-WEB.pdf

[3] https://sites.google.com/cannizzaro.gov.it/diariodellanimatoredigitale/didattica-digitale/byod

 

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